2003 – Fedeltà al primo Sabato di agosto

Sabato 2 agosto 2003

 

 

Presiede la celebrazione don Paolo Ripa, per la 5a volta in questi 36 anni, è Vicario del cardinale Severino Poletto per la Vita consacrata. Concelebrano don Remo Baudrocco, don Millo Segafredo, don Giuseppe Capra; animano i cantori del “Genzianella” e altri “Cori Biellesi”,.

Onorano la celebrazione con la loro presenza le Guide Alpine di Alagna Alberto Enzio e il figlio Michele, il cav. Enrico Chiara (84 anni), Gianpiero Viotti; di Macugnaga la guida Fabio Iacchini e il sindaco Teresio Valsesia, il dott. Giorgio Salina del C.A.I. di Varallo, i marescialli dei Carabinieri Alan Barcelli, Roberto Rossi e Felice Erba e le guide del S.A.G.F. Paolo Della Valentina e Davide Recruccolo; del C.A.I. di Gressoney il presidente dott. Franz  e Nicola De La Pierre.

La piccola Giulia Davico (6 anni) con il papà Michelino e gli amici braidesi Piera e Valerio Fissore il giorno della festa della Madonnina dei Ghiacciai.

Vengono presentate le fiaccole di Enrico Quaranta e Alberto Borsi caduti assieme sul Lyskamm, di Silvano Carmellino, di Davio Dalessio, di Michele Fardo, di Emilio Detomasi, delle tre guide di Macugnaga Pierino Iacchini, Lino Pirrone ed Ernesto Fich, di Carlo Delpini che ha lavorato per 15 anni a Capanna Gnifetti, di Paolo D’Alonzo, morto recentemente alla diga del Gabiet durante il lavoro, di don Luigi Ravelli nel 40° anno di morte.

                                 Sabato 2 agosto: celebrazione della S. Messa

 

Pierino Iacchini, Lino Pirrone e Ernesto Fich sono stati protagonisti d’importanti imprese alpinistiche sul Monte Rosa; così li ricorda la comunità di Macugnaga: «Pierino era componente della cordata (dell’accademico varesino Mario Bisaccia) che nel 1959 ha vinto il “Triangolo della Jazzi”, a quell’epoca una delle vie più difficili del massiccio (L’itinerario è stato poi ripetuto in prima solitaria e in prima solitaria invernale dal figlio Fabio). Pierino fu anche a lungo capoguide e presidente del “Club dei 4000”, che riunisce i salitori della Est del Rosa. Lino ha invece segnato con Luciano Bettineschi e altre guide di Macugnaga, la grande stagione delle “prime invernali”, fra gli anni ‘60 e ‘70: parete Est della Dufour, Cresta Santa Caterina, Canalone della Solitudine. Ernesto ha svolto con grande modestia e passione il suo lavoro di guida. Tutti e tre sono prematuramente scomparsi, ma rimarranno nel cuore di coloro che li hanno conosciuti anche per i valori umani che ci hanno lasciato. Macugnaga li ha ricordati recentemente dedicando loro il “sentiero naturalistico del Monte Rosa”».

Emilio Detomasi, di anni 61, di Alagna, nato il 27 marzo 1941 morto il 17 giugno 2002 dopo aver lottato in piedi per tre anni contro la leucemia. «Fu alpinista e guida alpina di grande valore, maestro di sci e insuperabile sciatore alpinista, membro  del Soccorso Alpino, collaboratore essenziale nel rinnovamento dei rifugi Margherita, Gnifetti, Gugliermina, Resegotti e Balmenhorn…»

Michele  Fardo,  42  anni,  morto  il 23-12-2001 in Val Soana durante la salita di una cascata di ghiaccio. «Istruttore Regionale e poi Istruttore Nazionale di Alpinismo (INA), fonda la Scuola di Alpinismo “Due Valli” del CAI Mosso S. Maria di Vercelli. All’attività didattica come vicepresidente della Commissione Regionale Scuole di Alpinismo e istruttore della Scuola Interregionale affianca quella di alpinista esploratore con l’apertura di palestre di arrampicata sul Monte Barone di Coggiola, in Val d’Aosta nella zona di Bard e Machaby e nella valle di Champorcher; palestre di arrampicata artificiale a Pray Biellese, a Cossato e indoor a Mosso; pubblica inoltre due guide di arrampicata: “Arrampicare nel Biellese” e “Arrampicare a Bard”».

Alberto Borsi, 39 anni di Cuneo, caduto il 21 luglio 2002 sulla Nord del Lyskamm insieme ad Enrico Quaranta, lasciando la moglie Raffaella in attesa del figlio, Alberto Enrico, tanto desiderato. L’amico Paolo Ponzio così ha scritto: «… entusiasti della salita al Monte Bianco appena compiuta.: tu Alberto avevi 20 anni ed io 24 … ci giurammo eterna amicizia, la montagna ci avrebbe sempre unito; tu sei diventato uno stimatissimo veterinario amante degli animali; hai coltivato altre molteplici passioni: il tennis, il calcio, il ciclismo, la maratona, con grandi risultati. Le centinaia di persone che ti hanno conosciuto hanno potuto apprezzare le tue grandi doti di umanità e di lealtà. Il tuo bimbo tanto desiderato, ma che non hai visto nascere, un giorno domanderà: “Dov’è mio papà Alberto?” Di risposte certe io non ne avrò, ma di sicuro gli racconterò ciò che tu sei stato: un amico sincero e leale, animato da una grande passione per tutto ciò che facevi; un vero GRANDE UOMO».

 

 

Offriamo l’ultima fiaccola per i 40 anni dalla morte di don Luigi Ravelli (nato 1879 – morto 1963), pioniere dell’alpinismo Valsesiano, Canonico della Collegiata di Borgosesia. Cavagliere Pro Ecc. et Pont.  Accademico del CA.I.. Medaglia d’Oro, membro emerito dell’Ordine del Cardo Storico. Scrittore che scrisse integralmente la guida della Valsesia e Monte Rosa. Parroco di Foresto Sesia per 59 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È certamente una delle figure più rappresentative e conosciute dell’ambiente alpinistico e culturale valsesiano. Con i fratelli Guglierrnina di Borgosesia ed il cugino Francesco (Cichin) Ravelli, fu fra i pionieri del nostro alpinismo e venne accolto fra i membri del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI). Ma il suo ricordo in valle rimane soprattutto legato al suo “Valsesia e Monte Rosa”, la prima, completa, guida alpinistica-artistica-storica della Valsesia, pubblicata nel 1924 ed ancor oggi in gran parte attuale nonostante i mutamenti intervenuti nelle condizioni di percorribilità dei sentieri montani. La nostra Sezione celebrerà il 6 agosto il 40° della morte di questo indimenticabile sacerdote, alpinista e scrittore, lassù al Bivacco di Terrafrancia in Val d’Otro, a Lui intitolato, ma non possiamo dimenticare che don Ravelli, nel suo modo di intendere e praticare la montagna, non mancò di apprezzare anche il canto corale, che dello spirito della montagna è una delle espressioni più vive ed immediate. E di ciò troviamo ampia traccia nei suoi gustosi scritti di “Per Valli e Monti” con la Giovane Montagna, l’ass. Alpinistica di cui egli fondò la sezione valsesiana.

Don Ravelli favorì l’alpinismo e l’ingresso nel C.A.I. anche al ceto popolare, in particolare ai giovani (prima era quasi esclusivamente ad una “elite”), favorì la S. Messa in orari adatti agli alpinisti e le celebrazioni in montagna: gli anni del suo maggior impegno sono tra le due grandi guerre (1925 – 1940); la pagina che riportiamo è probabilmente di quel periodo ed è estratta da: “Per Monti e per Valli” con “La Giovane Montagna”:

Sui Pinnacoli del Monte Rosa

«Alle 5,30 scorgiamo sul vertice della Piramide “giocare i primi raggi del sole, ma ‘Col sole – sorge anche dai misteriosi abissi del Lys un venticello che s’infervora sempre di più, sì da diventare in breve tormenta bella e buona. Sfionda il sole dall’ alto nel più limpido sereno, ma dal basso, come da alveari irritati, irrompono a sciami punte dìacciate e volanti, pungiglioni dì vespe invisibili, fìnissimi aghi che feriscono come strali, che tormentano il viso, penetrano attraverso la reticella degli occhiali, passano attra­verso i guantoni di lana, sorpassano le pesanti stoffe del vestito. La neve che copre il ghiacciaio è tutta in moto, e fluttua come onda del mare: e quella che è più scossa dal vento, svolazza per l’aria con urli e sibili simili a strida di streghe. Sospinti da tale musica verso le 7 poniamo piede sulla Piramide Vincent (4215) ove speriamo trovar salvezza, ma una raffica più feroce delle altre ci investe, ci squassa, ci toglie il respiro, ci flagella e ci rigetta sul Colle Vincent (4100). Qui la compagnia si spezzetta e mentre i più impressionati, irrigiditi dal freddo, ritornano alla Gnifetti, noi ci arrampichiamo sul Balmenhorn (4231) in cerca di un riparo per la celebrazione della Messa.
La capanna militare del Balmenhorn ha la finestra aperta e scardinata, sicché l’interno è tutto pieno di neve e ghiaccio: affacciatomi ad esso, un soffio gelido mi viene a percuotere il viso e mi fa pensare all’alito di un morto, Vi entriamo tuttavia come meglio possiamo, squadriamo alla perfezione un blocco di ghiaccio in posto, vi disponiamo sopra il mostro altarino e alle 8 la S. Messa comincia. Di fronte il Lyskam si va ornando di luci e di sole per onorare la maestà di Dio che sta per na­scere in mezzo a noi, mentre i fiocchi di neve, flagellati dal vento, si affacciano curiosi alla finestra ed entrano festosi in folla, come bianche farfalle, a vedere cosa si compie in questa seconda povera capanna di Betlernme».

 

Dopo la benedizione del celebrante ascoltiamo il saluto del Club Alpino Italiano
affidato a Teresio Valsesia: «Cari amici, il dovere della memoria ci ha richiamati anche quest’anno qui alla Gnifetti; credo di interpretare i vostri sentimenti nel dire grazie a don Capra che ci dà questa opportunità ogni anno con una organizzazione sempre puntuale e meticolosa; aggiungiamo, anche a nome dei familiari dei defunti e degli amici, un grazie a tutti i celebranti, al coro e direi anche al C.A.I. di Varallo che collabora attivamente a questa giornata commemorativa, rappresentato oggi dagli ex presidenti Salina e Soster. Noi che andiamo in montagna, non ne dimentichiamo il ricordo, ne coltiviamo la memoria giorno dopo giorno, perché frequentando la montagna non pratichiamo l’effimero, la superficialità, ma valori profondi non cancellabili.
        Quest’anno ho visto, dall’elenco dei nostri amici commemorati, che c’è una grande diversità: non sono solo alpinisti, ma anche gente che ha lavorato in montagna, e non sono meno importanti, anzi, dobbiamo ringraziarli, noi che andiamo in montagna per il tempo libero, per occupare il nostro spazio di relax, di sport e di passione; e poi le guide, (4 guide!), credo che sia la prima volta che ricordiamo 4 guide, che hanno dedicato tutta la loro vita alla montagna, 3 guide di Macugnaga morte in un anno; per la nostra comunità è stato un colpo abbastanza duro, e poi Emilio Detomasi di Alagna; chissà quante volte queste guide si sono incontrate qui alla Gnifetti, sul Monte Rosa quando facevano le escursioni con i loro clienti.
   Sono convinto e siamo convinti tutti, che anche oggi si incontrano qui con noi, e con noi c’è anche don Ravelli: la sua “Guida della Valsesia”, scritta 80 anni fa, è ancora attualissima per la ricchezza di informazioni. Se non avete avuto l’occasione di farlo finora, leggetela e fate pure delle escursioni con la guida di don Ravelli, è un compagno fedele che non tradisce”».

                                                                                                                      

Domenica 27 luglio 2003.

27 luglio 2003; affollamento degli alpinisti alla celebrazione ai XII Apostoli nel cuore del Brenta.
La chiesa dei Caduti della Montagna fotografata dall’interno

L’ultima domenica di luglio, come preparazione e gemellaggio con la nostra celebrazione, ho partecipato al raduno annuale per la “Memoria dei Caduti della Montagna” alla XII Apostoli, nel cuore del Brenta, che si celebra sin dal 1953; è una celebrazione in parallelo con la nostra festa della Madonna dei Ghiacciai”, molto più partecipata perché si trova a 2400, ma molto più generica della nostra.

La grande Croce segnala come abside la chiesa dei “Caduti della Montagna”, fu scavata nella dolomia nel 1953 per iniziativa di don Bruno Nicolini.

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