2004 – Fedeltà al primo sabato di agosto

Sabato 7 agosto 2004

 

Attorno al Superiore Salesiano don Pietro Migliasso si dispongono don Remo Baudrocco, di Chiavazza (BI), don P. Angelo Cerruti, di Varallo Pomba, i Salesiani don Giovanni Moriondo, don Giuseppe Biancardi, don Franco Campello, don Giuseppe Capra; la presenza Salesiana è completata dai fratelli consacrati laici Mario Rosso, Claudio Marangio e Roberto Bava.

Si notano volti da sempre familiari a questa celebrazione: la guida alpina G. Piero Viotti di Alagna,  il cav. Agostino Negra (80 anni); la guida cav. Enrico Chiara (85 anni); per il C.A.I. di Varallo il dr. Giorgio Salina, i ragazzi costruttori: Mario Michela col figlio Abele, Beppe Bordone con la moglie Laura.Compaiono in divisa Fabio Loss e Maurizio Brentari, del Soccorso Alpino Guardia di Finanza di Riva Valdobbia: ci congratuliamo con loro per la vittoria di Silvio Mondinelli sul K2 il 26 luglio scorso; dell’Arma dei Carabinieri sono presenti  i marescialli Alan Barcelli, Roberto Rossi e Felice  Erba;  del Corpo Forestale di Stato,stazione di Scopa, sono presenti l’assistente Maurizio Brambilla e l’agente Franco Di Criscio. Il gruppo più numeroso giunge ancora dalla Valle Susa.

Ed ecco il momento più toccante della nostra celebrazione: l’offerta delle fiaccole dei Caduti: Serena Anna Salvucci e Alessandro Mennella morti colpiti dal fulmine sul Lyskamm Occidentale il 21 luglio 2003; Alberto Fornasari, caduto mentre scendeva dal Polluce il 28 luglio 2003; Fabio Baroni deceduto sul Monte Rosa mentre praticava lo snow-board; Gian Franco Cenerini caduto sulla cresta Nord del Tagliaferro il 23 agosto 2003; Sergio Simoni caduto il 13 agosto 2003 alla Bocchetta Pujo del Corno Bianco; la fiaccola di Federico Barell viene offerta dal dott. Nicola De La Pierre, mentre l’amico Willy Monterin di 79 anni, molto compreso ed emozionato, legge il profilo: «…Ricordo le escursioni e la bella compagnia che ci siamo fatti alla Capanna Margherita negli anni ‘50: lui sotto, custode della capanna e io al piano di sopra, a custodire l’osservatorio… È poi diventato presidente della Società Guide di Gressoney ed è sotto la sua presidenza che è stata decisa e portata a termine la costruzione del Rifugio Città di Mantova»; una fiaccola è dedicata a tutti i membri defunti del Corpo Nazionale Soccorso Alpino Speleologico nel 50° di fondazione; Mario Puchoz, guida alpina valdostana che 50 anni fa morì durante la prima spedizione del K2; Gianni Pastore morto nel luglio scorso, è stato presidente della Sezione di Varallo per 21 anni, era presidente quando costruimmo la Cappella e regalò la campana che sta suonando in suo ricordo; facciamo anche un ricordo per i 4 francesi che sono morti l’8 luglio: la guida alpina Marc Monier 39 anni di Briançon e i clienti Michelle Bourmeyster di 54 anni, Jean Bourmeyster di 66 anni e Joelle Lefebvre, partiti dal rifugio Lambronecca, sono precipitati dalla cresta del Castore; la comunità di Rosta presente fin dalla fondazione a questo appuntamento ricorda il giovane amico Gabriele Rada.


Il Superiore dei Salesiani don Pietro Migliasso così dice: «I Santuari mariani sono onusti di ex-voto per ringraziare Maria del soccorso dato direttamente dal Cielo, o stimolato attraverso il cuore dei suoi figli. Sappiamo di S. Bernardo d’Aosta, protettore degli Alpinisti, che mille anni fa fondò una congregazione religiosa di canonici regolari per il soccorso a chi valicava le Alpi, non per esercizio sportivo, ma per la necessità di una vita povera e sacrificata. Cinquant’anni fa, tra alpinisti molto idealizzati, nacque il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico e alcuni membri sono qui presenti; oggi, quassù tra queste ardue vette, vogliamo ringraziare quest’esercito silenzioso che tanti prodigi di abnegazione e solidarietà, anche estrema, ha compiuto su questo Monte Rosa, sulle Alpi e su altre montagne del mondo.

Alcuni di loro sono morti durante operazioni di soccorso, alcuni sono stati promossi all’onorificenza della medaglia al valor civile; per tutti c’è la promozione di Gesù: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”; per tutti i defunti di questo nobile sodalizio, che tanto onora la nostra patria e le nostre radici cristiane, sarà offerta una delle fiaccole. La fiaccola esprime: col fuoco, il calore della solidarietà e con la luce, l’ideale che illumina la vita e i passi da compiere » .

Ing. Gianni Pastore fu per 21 anni presidente della sezione del C.A.I. di Varallo ci lasciò il luglio scorso all’età di 83 anni; favorì il rinnovo di tutti i rifugi, la nascita del rifugio Pastore all’Alpe Pile e l’erezione della nostra Cappella e donò la campanella proveniente dalle fonderie Mazzola di Valduggia.

Il celebrante don Migliasso dice: «Vogliamo ringraziare Maria, Madonna del Soccorso e Ausiliatrice, per tutti i passi di solidarietà che sono avvenuti sulle montagne, anche tra le lontane montagne del mondo dove alpinisti Italiani hanno aperto scuole e centri di solidarietà e promozione per i bambini e giovani di popolazioni  poverissime; in particolare, come salesiano, voglio ringraziare per le guide alpine italiane che hanno collaborato con il missionario salesiano valtellinese, don Ugo De Censi, nell’”Operazione Mato Grosso” all’erezione di tre altissimi rifugi Andini in Perù (uno intitolato a Don Bosco, a 4700 metri dell’Huascaran) e hanno aperto la prima scuola di Andinismo in cui lo scorso anno sono stati diplomati “guide andine” 12 giovanissimi Peruviani (La rivista “Lo Scarpone” di giugno 2004 menziona appunto le guide Fabrizio Manoni e Franco Bertoglio)»

Serena Anna Salvucci 26 anni di Vignole Borbera e Alessandro Mennella, 31 anni di Novi Ligure colpiti dal fulmine il 21 luglio 2003 sul Lyskamm Occidentale

I genitori Gian Franco e Maria Rosa hanno scelto per Serena queste parole: «La montagna, il mare, tutta la natura erano parte dominante nella tua vita ed hai lasciato la tua vita nel luogo che consideravi il più bello del mondo. Sarai per sempre nei nostri cuori con infi nita tenerezza, perché sei stata grande. SPLENDIDA, SPECIALE AMORE per tutti. Sii benedetta dal Signore nella pace e nell’incanto lassù, con gli Angeli ed i Santi del Paradiso».

Per Alessandro, mamma Anna Maria e papà Aldo scrivono: «Amavi il mare; ad ogni immersio ­ne eri pesce tra i pesci, acqua con acqua. Camminavi fra i boschi del tuo Appennino immer ­gendoti nella sua bellezza come in un dolce abbraccio. Per difenderlo sei stato attivissimo nella protezione civile, hai spento incendi, hai riaperto sentieri. Adoravi la montagna; per comprenderla ed affrontarla sei stato Alpino per 15 mesi e dopo, la fatica della scalata o dell’ arrampicata rappresentava per te una necessaria preparazione al godimento immenso e totale del momento in cui, giunto alla vetta, ti saresti sentito tutt’uno con la bellezza e la potenza di ciò che ti circonda­va. Il tuo animo, teso verso cose vere e incontaminate, ti ha reso amico sincero, sempre disponibile ed indimenticabile. La tua famiglia ti amerà per sempre e, pur nel dolore più straziante, sarà sempre grata di aver diviso con te trenta brevissimi, meravigliosi anni. Grazie di essere stato con noi».

Federico Barell, benemerito del Monte Rosa. già capo della Società Guide di Gressoney; leggiamo dal Bollettino parrocchiale: «Il 29 settembre spirava ad Aosta Federico Barell, “Fritz” per gli amici, all’età di 75 anni. Non è facile dire di lui ora. Acutezza d’intuito, sensibilità e generosità di cuore si nascondevano molto spesso in un approccio ironico e quasi distaccato da situazioni e persone. Era un appassionato cultore della vita e della tradizione agricola e montanara walser. Ci scrive l’amico e guida Willy Monterin: “Ricordo le escursioni e la bella compagnia che ci siamo fatti alla Capanna Margherita negli anni ’50: lui sotto, custode della capanna e io al piano di sopra, a custodire l’osservatorio. Nell’estate del ’63 abbia ­mo insieme compiuto al Monte Bianco il corso di guide. È poi diventato presidente della Società Guide di Gressoney ed è sotto la sua presidenza che è stata decisa e portata a termine la costruzione del Rifugio Città di Mantova: un’impresa di non poco conto, cui mise anche fisicamente mano, come tutti noi, quando si trattò di trovare le pietre per la costruzione e portarle sul posto … ”

Ricordiamo i 50 anni della prima salita al K2 dedicando una fiaccola alla guida Mario Puchot e a tutti i defunti che parteciparono a quell’impresa.

Mario Puchoz, valdostano di Courmayeur, morì il 21 giugno 1954 a seimila metri in una tenda del secondo campo. Aveva 36 anni, era stato scelto a far parte della pattuglia delle guide e alpi­nisti per l’assalto al K2 per la sua forza, per la sua resistenza e per la profonda bontà d’animo. Mai nessuno lo aveva sentito lamentarsi, o lo vide vacillare, sostare, chiedere aiuto. «Era una. guida del Monte Bianco». dissero i suoi compagni: l’ elo­gio funebre più solenne del piccolo Puchoz; il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi gli conferì la medaglia d’oro (alla memoria).


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