2010 – Fedeltà al primo sabato di agosto

Sabato 7 agosto

 

 

Quest’anno presiede la nostra celebrazione don Ugo Casalegno parroco di Gressoney; ricordiamo: Armando Bruno,  nato il 1° gennaio 1949 e morto il 13 agosto 2009 in seguito alla caduta in un crepaccio durante un’escursione sul Breithorn, ha lasciato la moglie Lidia e due figli, Marta e Daniele. Ha lavorato per trent’anni come chirurgo presso l’ospedale di Rivoli. Massimo Comotti, nato a Milano il 6 agosto 1965 e deceduto il 31 dicembre 2009 a Gressoney La Trinité, travolta da una valanga sopra S. Anna. Molto legato al mondo sci-alpinistico e Soccorso Alpino di Gressoney, lascia la compagna Cristina Vismara e la figlia Francesca; Gianni Lessona, 53 anni, nato a Varallo il 10 luglio 1956, socio e revisore dei conti del C.A.I. di Varallo, morto improvvisamente il 31 gennaio 2010 mentre faceva sci-alpinismo in Svizzera, è stato segretario comunale di Alagna, Riva Valdobbia, Crevacuore, Guardabosone, Varallo, Cameri e Oleggio, lascia la moglie Fiorenza e i figli Diana e Federico; Antonio Mariani, 54 anni, caduto in Valsassina il 7 febbraio 2010 travolto da una slavina, custode di un rifugio alpino e parente di una “capanat” della Gnifetti, lascia la sposa Laura e i figli Giada e Simone; ricordiamo il salesiano don Franco Delpiano che nel 1967 partecipò con entusiasmo alla nostra iniziativa come architetto, cinque anni dopo la costruzione della cappella morì di leucemia a 42 anni: vita breve, intensissima che gli ha meritato l’immortalità, non solo in cielo, ma anche in terra: sabato 5 giugno 2010 gli è stata dedicata una piazza in Torino;

Sabato 7 agosto: i partecipanti alla festa della Madonna dei Ghiacciai

Nel 10° anniversario della morte ricordiamo: dr. Giuseppe Cerra, di anni 65 farmacista in Borgosesia, caduto in alta Val Vogna il 17 maggio 2000; Alberto Vason, 51 anni, nato ad Arona il 24 giugno 1949, deceduto il 03 settembre 2000 al Corno Bianco, era socio del C.A.I. di Arona; Antonio Negroni, 61 anni, nato a Valduggia il 20 marzo 1939, deceduto il 7 agosto 2000 nell’alta Valle di Otro presso i laghetti di Tailly; era socio del C.A.I. di Varallo.

Sabato 7 agosto: celebrazione della S. Messa

 

 

 

Ricordiamo anche Anna Maria Passello, 62 anni, di Vogogna e Gottardo Piana, 56 anni, di Loreglia, travolti da una frana la domenica 7 febbraio 2010 al ritorno dall’antico villaggio Salecchio (Valle Antigorio, in Ossola), dove un migliaio di persone aveva celebrato la tradizionale festa della “Candelora”: incontro secolare per il ritorno della luce dopo le ombre invernali. Il C.A.I. di Biella ci affida Ivaldo Guglielmetti, nato a Trecate il 17 marzo 1948 e deceduto alle Pale di S. Martino sentiero dei Cacciatori il 16 luglio 2006; gli amici della Val Susa ci affidano Bruno Ferrero, 49 anni di S. Antonino, morto per tumore il 15 luglio 2009: fu fedele per molti anni a questa celebrazione; lascia la moglie Barbara e la figlia Roberta. Attorno al parroco, don Ugo Casalegno, concelebrarono don Sergio Blandino venuto dalla Valsusa con 14 fedeli, il padre marista Andrea Valonnino e i salesiani don Gianni Moriondo e don Giuseppe Capra. Attorno, vicinissimi all’altare, i parenti dei commemorati: Lidia Vaira per il marito Armando Bruno; Cristina Vismara per Massimo Comotti; Fiorenza Tiramani e i figli Diana e Federico per Gianni Lessona; Sara Barbanti, direttrice di Capanna Gnifetti, cugina di Antonio Mariani; Paola Delpiano nipote dell’architetto don Franco; James Vason, nel 10° anniversario del papà Alberto; Stefano Chiesura per l’amico Ermanno Susa e gli altri caduti del 1985, nel 25° anniversario.

Rappresentano il C.A.I. di Gressoney il presidente Franz De la Pierre e il cugino Nicola; Mary Chiara Beuchod; le Guide di Alagna: Gian Piero Viotti, Paolo Enzio ; il maresciallo Alberto Rossi e l’appuntato Giuseppe Bosco deI Carabinieri; del C.N.G.F., il brigadiere Fabio Loss; il presidente Carlo Raiteri del C.A.I. di Varallo e l’ex presidente Giorgio Salina.

Il celebrante, don Ugo, ha scelto dal Vangelo l’episodio della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor e cita un felice pensiero del Papa PaoloVI (di cui ricorre il 32° anniversario della morte e fu il donatore della nostra Madonnina quando era arcivescovo di Milano) e dice: «Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo, è il miracolo che passa sui sentieri della nostra terra. Gesù è davvero l’unico, il buono, il santo. Se lo avessimo ad incontrare anche noi, se fossimo noi così privilegiati come Pietro, Giacomo e Giovanni! Ebbene, questa fortuna l’avremo. Non sarà sensibile come nella trasfigurazione luminosa, che ha colpito la vista e la mente degli apostoli; ma la sua realtà sarà largita anche a noi. Egli cammina davvero con noi sui sentieri della nostra storia, sui sentieri del nostro cuore, sentieri talvolta contorti, scoscesi, oscuri, perché il nostro cuore è ferito e la nostra mente offuscata. Ma il Signore, passando, tutto appiana ed illumina. È bello per noi stare qui, stare con te, su questo monte incandescente, il monte della preghiera, per assorbire la tua luce, diventare luce e poi irradiarla ovunque, anche nella “valle del pianto” dove pure dobbiamo sempre discendere per camminare accanto alla moltitudine dei nostri fratelli».

Il momento più emozionante della celebrazione è sempre la presentazione dei caduti con la lettura del loro profilo:

Armando Bruno; così la moglie sintetizza la sua vita: «Nato il 1° gennaio 1949 e morto il 13 agosto 2009, in seguito alla caduta in un crepaccio  durante un’escursione sul Breithorn, ha lasciato la moglie Lidia e due figli, Daniele e Marta. Ha lavorato per trent’ anni come chirurgo presso l’ospedale di Rivoli; andando in pensione a 58 anni, ha  potuto realizzare un vecchio sogno: mettere la sua professionalità a disposizione di ospedali africani come volontario. Armando aveva una naturale sensibilità verso il mondo dei poveri, sapeva stare al loro fianco, rispettandone la sofferenza e la dignità; faceva parte della schiera di coloro che si impegnano per costruire un mondo più giusto, senza povertà. Ha collaborato con il CCM (Comitato Collaborazione Medica di Torino) in un progetto in Sudan e con i missionari del Cottolengo in Kenya. Ultimamente era molto coinvolto in un progetto sanitario a Fandana in Madagascar. Per Armando erano importanti la famiglia, l’amicizia e la solidarietà fra le persone, credeva che tutti siamo uguali e abbiamo gli stessi diritti, non importa dove siamo nati o da dove veniamo, e questi valori hanno caratterizzato la sua vita. Amava la natura in tutti i suoi aspetti e soprattutto la montagna; i suoi occhi si sono chiusi per l’ultima volta ammirando la bellezza del Monte Rosa, ed ora è qui con noi».

 

 

Massimo Comotti. Così lo presenta la sua famiglia: «Massimo, detto Mamo, nato a Milano il 06 agosto 1965 e deceduto il 31 dicembre 2009 a Gressoney La Trinité, travolto da una valanga sopra S. Anna. Da sette anni viveva a Porlezza (Como) e lavorava come architetto. Lascia la compagna Cristina, la figlia Francesca di sette anni, i genitori Maria ed Enrico e moltissimi amici. La montagna e lo sci erano le sue più grandi passioni. Faceva parte dei ragazzi del soccorso alpino di Gressoney. Attento e prudente, preparava le sue ascensioni con cura, tenendo conto delle condizioni meteo. Cristina vi rende partecipi della passione di Mamo attraverso le parole da lui scritte nel 1995:

“NEVICATA” 

 La neve che scende fine e leggera / mi ipnotizza / mi cattura gli occhi /e sono già nel mio mondo / dei sogni. / Un misterioso fluttuare / nell’aria / è questa nevicata. / Ogni fiocco / ogni più piccolo cristallo gelido / ad ognuno la sua parte / per il compimento / del disegno naturale. / La materia diventa immateriale / e il nulla si concretizza in te /“neve”.                                                                                                   Mamo 1995 ».

 

 

Gianni Lessona, 53 anni nato a Varallo il 10 luglio 1956, socio e revisore dei conti del CAI di Varallo; morto improvvisamente il 31 gennaio 2010 mentre faceva sci-alpinismo in Svizzera. Ha lasciato la moglie Fiorenza e i figli Diana e Federico.

La moglie Fiorenza così lo presenta: «Inizia ad andare in montagna con Fiorenza ai tempi del liceo, consultando il Ravelli, come ogni buon valsesiano; quanti passi da allora, quante cartine, quante nuove guide e quanti amici, sì perché l’amicizia per lui era un sentimento di vitale importanza, chiunque incontrasse in montagna era già un amico, qualcuno con cui condividere quello che c’era nello zaino oltre che il panorama i canti e l’allegria. Se un amico rimaneva indietro, si fermava con lui e lo incoraggiava, perché era importante arrivare sulla vetta insieme e festeggiare con mille foto, circondati da tante altre cime, alcune ancora da salire. Aveva mille interessi, come le moto Guzzi o la fotografia, ma al primo posto metteva sempre la sua adorata Valle e la Montagna, dove il 31 gennaio 2010 in Svizzera, sul Piz Beverin, vicino a San Bernardino ci ha preceduto per un’altra avventura, come dice Sant’Agostino: è solo dall’altra parte della cresta più bella che abbia mai salito».

                                                                         

 

Il Rifugio Città di Mantova, delle Guide Alpine di Gressoney, si trova a 3.498 metri sul Ghiacciaio del Monte Rosa al Garstelet, a 150 metri di dislivello, rispetto a Capanna Gnifetti. È punto di partenza per le maggiori salite del Monte Rosa  (Capanna Margherita, Piramide Vincent, Cristo delle Vette, Lyskamm, Dufour e il Col del Lys). Il nome è collegato ai quattro sciatori alpinisti del C.A.I. di Mantova: Sergio Donati, Giorgio Begnozzi, Ugo Scalori e Vincenzo Zanotti, morti per valanga al Naso del Lyskamm il 23 giugno 1978.

Grazie ad una importante ristrutturazione che ha avuto come obiettivo principale quello di migliorare il comfort dei clienti, il rifugio è ora dotato di servizi interni e di una sala con vista diretta sul ghiacciaio. Inaugurato nel 1984 dal C.A.I., sezione di Mantova. Il rifugio è stato ampliato nel 2009.

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