2000 – Fedeltà al primo Sabato di agosto

Sabato 5 agosto 2000

 

I Rifugi “Capanna Gnifetti” e “Città di Mantova” sono quasi deserti poiché le previsioni metereologiche sono sfavorevoli anche per i prossimi giorni, quassù è nevicato tutta la notte; le guide alpine Maurizio Brentari e Roldano Sperandio, del S.A.G.F. di Riva Valdobbia sono saliti a piedi da Alagna e accompagnano mons. Alberto Maria Careggio, valdostano, Vescovo di Chiavari che presiede la celebrazione dell’Anno Santo della Redenzione.

Per la prima volta in 33 anni di celebrazioni, siamo ridotti ad un decimo dei partecipanti normali (è la stessa percentuale delle altre celebrazioni della Madonna delle Nevi: lago Miserin, Colma di Mombarone, Rocciamelone…); ci raccogliamo nella Cappella in circa 40 persone. Il C.A.I. di Varallo è rappresentato dal presidente Giorgio Salina e il cav. Agostino Negra che offre alla Cappella una riproduzione artistica, in legno di noce a sfumature diverse, del simbolo dell’Anno Santo. Gabriele e Marina Fuselli giungono per ricordare Guido Fuselli già presidente e consigliere del C.A.I. di Varallo, fedele per 30 anni a questa celebrazione.

Da Gravellona Toce scrive l’ing. Giacomo Priotto, che non è mai mancato a questo appuntamento: «Purtroppo non potrò essere presente alla Gnifetti sabato 5/08 p. v., per la concomitante inaugurazione dei rifugio CAI “G. Oberto” al M. Moro di Macugnaga, realizzato su mio progetto e direzione. La prego di voler trasmettere il mio saluto cordiale a tutti, quale vecchio past-presidenre generale del C.A.I. ed il mio ricordo affettuoso per tutti i tanti amici veri che sono “andati avanti” sulla montagna del cielo…, quest’anno in particolare per Guido Fuselli ed Oliviero Frachey».

Il Vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi, scrive: «Sabato, 29 luglio, ho partecipato alla marcia-pellegrinaggio Fontainemore-Oropa attraverso il colle della Balma (mt. 2261) che da mezzo millennio unisce spiritualmente le popolazioni Valdostane a quelle Biellesi e Vercellesi. Ho camminato per 12 ore insieme ai 2000 partecipanti. In quell‘occasione mi è stato richiesto da don Capra di concedere la grazia del Giubileo dell’Anno Santo per coloro che saliranno sabato 5 agosto alla Madonna dei Ghiacciai e domenica 6 al Cristo delle Vette. Sono ben lieto di affidare a mons. Alberto Maria Gareggio questa concessione per tutti coloro che vorranno partecipare. A tutti estendo la benedizione, comunione e messaggio spirituale che ha lasciato alla Valle Giovanni Paolo II nel suo riposo a Les Combes».

Il Vescovo conclude l’omelia con questa preghiera: «O Maria, risplendente di singolare bellezza, amata dalle genti di montagna, venerata nei nostri santuari e sulle vette immacolate, rendi il nostro passo sempre sicuro; proteggi gli abitanti delle nostre valli. Aiutaci o Madonna dei Ghiacciai a fare della nostra vita una costante ascesa, a seguire sempre più Gesù Cristo Tuo Figlio che ci guida alla meta dove nella nuova creazione godremo la pienezza della gioia e della pace con tutti gli amici defunti sui nostri monti. Amen.»

Il Vescovo mons. Alberto Maria Careggio (al centro) con gli accompagnatori a Indren

 

Offriamo le fiaccole di Oliviero Frachey e di Guido Fuselli.

 

Oliviero Frachey nato il 18 agosto 1928, decedu­to il 16 maggio 1999 a Champoluc. Nono di 11 figli della guida Gian Battista. faceva parte di una storica famiglia di guide alpi­ne: oltre al padre, altri tre fratelli sono stati guide e tutti saldamente legati alle tradizioni della mon­tagna: Ernesto (classe 1913), Luigino (classe 1915) e Biagio (classe 1920).

Col fratello maggiore Ernesto costituisce dal dopoguerra fino agli anni ’80 un sodalizio alpinistico tra i più significativi della Valle d’ Aosta. Insieme com­piono innumerevoli nuove salite nel gruppo del Rosa: dalla Nord del Breithorn alla Sud del Castore (certo due capolavori), Rocce Nere, Rocca di Verra ecc.; viene soprattutto ricordato per il talento naturale che lo contraddistingueva nella tecnica della progressione su ghiaccio, ricoprendo anche per oltre 10 anni l’incarico di istruttore di corsi Guida. Aveva doti di grande sen­sibilità nell’arrampicare e la naturalezza nel trovare la via ideale per raggiungere la cima: il “signore dei monti” è stato definito. Ha ripetuto le più belle e difficili vie del Monte Bianco, si è impegnato in spedizioni extra-europee; divenne presidente dell’Unione Internazionale delle Guide di Alta Montagna prima e, successivamente, dell’Unione Valdostana Guide. Come alpinista chiuse le sue salite in Himalaya nel 1980 al Churen Himal (7400 metri).

 

Guido Fuselli, 78 anni, morto a Civiasco-Varallo il 29 agosto 1999; nel C.A.I. Valsesiano ebbe numerosi incarichi nella Commissione Regionale Rifugi, in quella per la ricerca scientifica e in diverse altre. Fiore all’occhiello della sua presi­denza C.A.I. dal 1980 al 1985, rimane il rifacimento della Capanna Margherita.

La moglie Gabriella e i figli Carlo e Marina accolgono il canto lirico di don Avondo: «Piangono del Monte Rosa / le bianche cime / piangono i monti / e si piegano verso la terra / le bianche stelle alpine / con le viole e i non-ti-scor -: dar, / ma lacrime più dolenti / versano, o Guido, i tuoi cari / e tanti tuoi amici … / Ti volevamo bene, / ammiravamo la tua sincerità, / il tuo sorriso, / la tua passione per le vette, la tua fede limpida / e forte come la roccia valsesiana. / Sui monti tu ammiravi e pregavi / e trovavi la via del Cielo. / Faticosamente l’hai percorsa / e felicemente hai raggiunto la vetta: / là ti aspettava la Madonna delle Nevi / insieme ai tuoi cari / per presentarti Cristo Re dell’universo. /                             Guido, non dimenticarci» .

 

Francesco Ciapparelli, 21 anni di Legnano; l’8 agosto 1999 sul sentiero Terzaghi al Pizzo nero, mentre stava per concludere allo Zamboni il giro dei rifugi del Monte Rosa, si lanciò per bloccare la caduta di una compagna di escursione e morì. I genitori, Franca e Flavio e la sorella Chiara, ci aprirono questa pagina del diario: «Come un eroe del tempo andato, alla ricerca di un tesoro / una meta dove trovare ristoro, / per le mie membra affaticate di pellegrino, / che instancabile prosegue lungo il suo cammino. / Non chiedo né plausi, né gloria alcuna, / né mirra, né alloro e nemmeno fortuna, / se non il coronamento delle mie ricerche / che ogni giorno ed ogni ora proseguono più intense: / sarà la gioia eterna, un amore, una guida, / l’obiettivo irraggiungibile di questa mia sfida? / Tutti i dì allorizzonte io scrutavo senza posa, / per poi non concludere niente nel cercare chi e che cosa? / … Solo adesso io mi accorgo che sempre mi eri vicino. / Tu letizia, Tu mio amore, Tu mia guida sul cammino, / così voglio celebrarTi o mio Dio e mio Salvatore ».

Andrea Fabris, nipote di Agostino Negra, presenta il “logo” dell’Anno Santo 2000 scolpito dal nonno Agostino.

 

Agosto-settembre 2000 Il gruppo che portò la targa dal “Cristo delle Vette” del Balmenhorn, al “Cristo degli Abissi” di S. Fruttuoso.