1984 – Fedeltà al 5 agosto

Domenica 5 agosto 1984.

Salgo alla nostra Madonnina con il cuore colmo di dolore per la morte recente, improvvisa, il 25 luglio scorso, in un incidente stradale di mio fratello, padre Natalino dell’Ordine dei Somaschi, che aveva partecipato varie volte a queste nostre celebrazioni; le aveva animate con il canto. Salgo con il solito gruppetto di Rosta – Avigliana: la cugina Modestina Merlo, la signora Ida Magnani, Renato. Incontriamo altri “fedeli”: Elena Zanetta, Mario Michela dei ragazzi costruttori, l’artista Nino Malinverni, autore della Madonna dei Ghiacciai di Macugnaga che ci donò nel 1982.

La Madonnina della nostra
Cappella

Il tempo è brutto, la prima volta in 18 anni di questo appuntamento; ci siamo stretti compatti; forse raramente ci siamo sentiti un cuor solo e un’anima sola e quasi un corpo solo attorno alla nostra amata Madonnina, alla quale, prima di scendere, ho affidato i volti e le memorie di Madre Rosetta, nata ad Aosta e morta a Roma, Superiora Generale delle 17.000 salesiane di don Bosco, morta di leucemia l’8 marz 1984; è stata una guida spirituale e madre, non solo per le sue sorelle, ma anche per tanti sacerdoti e di Padre Natalino, perché li custodisca, li ami, li esalti insieme agli altri Grandi (don Aristide Vesco, don Franco Delpiano, Giamberto-Elsa, i Caduti del Monte Rosa…) legati alla storia di questa umile altissima chiesetta.

La Madonna del Rocciamelone

Dal 6 al 15 agosto, in Valle di Susa, sono stato al rifugio Cà d’Asti e sul Rocciamelone, a 3538 metri, a continuare il lutto per mio fratello accogliendo i pellegrini al santuario più alto, più arduo delle Alpi: è stata una esperienza intensa di solitudine, di preghiera, contemplazione, solidarietà, fraternità, luce e calma spirituale, cercata faticosamente, condivisa specialmente nel sacramento della Confessione, che ho proposto ad ognuno che arrivava,mentre tutto il monte si avvolgeva continuamente di nebbie, bufere, grandine, neve, gelo… La grande statua della Madonna quasi ogni mattino era vestita di bianco, come una sposa, poi qualche raggio di sole scioglieva tutto rapidamente…più a lungo rimanevano ghiacciati e bagnati gli occhi: sembrava che piangesse…per me… con me, con tanti suoi figli.

Affidiamo alla nostra amata Madonnina, i volti e le memorie di:

 

Madre Rosetta Marchese, Valdostana, innamorata di Dio e delle sue montagne, salita fino alla Direzione Generale delle 17.000 Salesiane di don Bosco, morta di leucemia l’8 marzo 1984 a Roma; è stata una guida spirituale e madre, non solo per le sue Figlie, ma anche per tanti sacerdoti e chiunque incontrasse sul suo cammino.

 

 

 

 

 

 

e di mio fratello, padre Natalino, dell’Ordine dei Somaschi, morto il 25 luglio scorso a 47 anni, in un incidente stradale; aveva partecipato varie volte a queste nostre celebrazioni e le aveva animate con il canto. Con me era salito a Capanna Margherita  e al Cristo delle Vette nel 1978; lascia come eredità e plastico volto vivente una Comunità, carismatica famiglia per chi non ha famiglia: la “Comunità di Gorra” in Benevagienna in provincia di Cuneo che così lo tratteggia:
«Padre Natalino domestico alle grandi fatiche, sensibile a scrutare meraviglie non ha mai cessato di camminare, facendosi capocordata all’invito di iniziare quell’esperienza chiamata Comunità di Gorra.
Ancor oggi, da quel dì in cui raggiunse, oltre le vette, il Cielo, per noi è sempre il capocordata. Da buon istruttore ci indicò l’ ”attrezzatura” a lui cara affinché non perdessimo il passo:
– Il grande desiderio di stare in comunione; non era mai solo, il suo cuore come in una grande famiglia ci conteneva tutti; il cuore di Dio.
– L’accoglienza; lasciava un posto sempre disponibile a chiunque avesse voluto provare ad attaccarsi alla corda, ben sapendo almeno agli inizi, la fatica di doverlo tirare un po’.
– In cordata sì, ma ci ha insegnato che ognuno deve camminare con le proprie gambe e con la fatica del proprio sudore; ci insegnò l’amore per il lavoro e del proprio dovere.
Ancor oggi, trascorsi più di trent’anni, continua il cammino della Comunità di Gorra. L’esperienza ci ha insegnato che questo percorso è poco congeniale a noi uomini, ma al contempo indispensabile affinché la vita sia ancora possibile, la speranza si trasformi in qualche certezza, la gioia un’esperienza che può essere vissuta.
Grazie Natalino.

 

 

Questa grande foto composita sintetizza vari momenti di vita comunitaria; al centro di padre Natalino con in braccio Veronica, la prima bimba nata nella grande famiglia di “Gorra” nel 1983