1994 – Fedeltà al 5 agosto

Venerdì 5 agosto 1994

 

Quest’anno la celebrazione si è raccolta attorno a mons. Paolo Ripa vicario episcopale dell’arcivescovo di Torino; è un sacerdote legato da sempre alla montagna come ideale spirituale e luogo educativo per tanti gruppi scoutistici e giovanili. Attorno a lui hanno concelebrato padre Angelo Bortignon dei padri Dottrinari di Varallo Sesia, don Riccardo Quey parroco di Gressoney Saint Jean, don Ermis Bobbio parroco di Ornavasso, don Carlo Rosa salesiano di Borgomanero e don Giuseppe Capra salesiano di Torino.
Tutto attorno un caldo, strettissimo abbraccio di viventi che in silenzio sentono presenti più vivi che mai i loro defunti e familiari e amici che portano dentro. Vicino all’altare c’è Francesca Mantellero, sposa del caduto Guido, col suocero Nicola e gli amici Paola ed Enrico; per ricordare Massimiliano Cucchi è presente papà Alessandro e mamma Luisa, le sorelle Anna, Chicca, Chiara il fratello Angelo e Giulia; per Francesco Rimella sono presenti papà Giuseppe e mamma Clelia il fratello Giovanni, gli zii Roberto e Battista e la cugina Maria Luisa; della famiglia Frachey sono presenti Rosaria, figlia della guida Luigi, e il cugino Gian Andrea, guida figlio di Oliviero. Il Club Alpino Italiano è rappresentato dal consigliere centrale dott. Clemente Roberto e dal past-presidente generale Giacomo Priotto; la sezione del CAI di Varallo è rappresentata da Guido Fuselli e Agostino Negra; è presente il cav. Enrico Chiara già direttore di Capanna Gnifetti, che oggi ci accoglie ed ospita, diretta da Maria Rita Negra; il Corpo Forestale dello Stato di Vercelli ha 4 rappresentanti; è presente Bedotto Piero presidente e vari rappresentanti della sezione CAI di Mosso Santa Maria. Anima i canti il “Coro Genzianella Città di Biella”.

La parola di Dio scelta per la S. Messa è quella della festa di Maria Immacolata: da Genesi 3, il peccato di Eva e di Adamo e le sue conseguenze, e dal vangelo di S. Luca l’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria di Nazaret; Don Paolo ci sottolinea il contrasto tra il NO (la disobbedienza) di Eva e di Adamo e il SI (obbedienza) di Maria: “da questo SI è tornata la Vita dove era stata introdotta la morte; Maria ha partecipato totalmente alla battaglia e vittoria di Gesù suo Figlio sul peccato e sulla morte, ecco perché è diventata tanto sollecita della nostra vita e salvezza. Certamente Maria, alla quale noi chiediamo spesso con quella preghiera breve e semplice di pregare per noi adesso e nell’ora della nostra morte, è stata accanto a questi fratelli caduti sul Monte Rosa nel momento drammatico in cui hanno lasciato questa vita terrena. Allora facciamo spazio a Maria; ci accompagnerà anche nel momento in cui ci sarà chiesto di andare alla casa del Padre dove quanto di più bello, di più meraviglioso, di più grandioso possiamo contemplare intorno a noi sarà trasfigurato in una bellezza senza ombre e senza fine”.

Giunge il momento toccante dell’offerta delle fiaccole: la fiaccola offerta nelle mani del sacerdote e collocata sull’altare è simbolo della vita dell’alpinista, che non è stata spenta dalla morte, ma viene consacrata a Dio e potenziata dalla Vita di Gesù il Vivente e consegnata ai fratelli perché sia valorizzata per il loro cammino, poiché tutti coloro che ci hanno preceduti nella via del bene hanno una luce da trasmettere. La prima fiaccola è di Guido Mantellero (nato il 14.9.60 a Biella caduto il 25.6.93 presso il rifugio Quintino Sella al Monte Rosa; la seconda e la terza sono di Francesco Rimella e Massimiliano Cucchi entrambi di 19 anni: insieme sono stati colti e strappati via dalla bufera che si è abbattuta sulla loro cordata il 31.12.93. Entrambi nati da famiglie di Ornavasso, stessa scuola, stessa parrocchia, stessa fede, stesso entusiasmo per la vita, stesso amore per la natura, per la montagna, come austera palestra di vita essenziale e autentica; la quarta e quinta fiaccola sono di due grandi guide del Monte Rosa che noi amiamo ricordare riconoscenti, perché alla gioia, alla sicurezza e alla salvezza di tanti amici donarono tutta la loro vita. Ernesto Frachey (nato il 12.09.1913 a Champoluc e ivi morto il 01.02.1986), Guida alpina dal 1936 e Luigi Frachey (nato l’8.05.1915 e morto il 29.01.1994 a Champoluc), Guida alpina dal 1938; la sesta fiaccola è di due fraquentatori del Monte Rosa che sono caduti sulla via Nord del Monviso: gli amici hanno voluto ricordarli qui, la foto che li ritrae insieme fu scattata sulla cima Zumstein: sono Paolo Racca e Roberto Audisio. Ricordiamo anche i quattro alpini che pochi giorni fa sono stati travolti da una valanga sul Monte Bianco. Ricordiamo le vittime restituite dal ghiaccio del canalone Marinelli e rinvenute a metà luglio: Johan Oberluggauner, austriaco di 26 anni, scomparso nell’agosto del 1983 e Margareth Keen di Vienna scomparsa nel 1960.

 

 

 

 

Francesco Rimella, nato il 14/10/1974 a Ornavasso (NO), caduto il 31/12/1993 sul Monte Rosa. I familiari lo ricordano così: «Fin da piccolo dava tutto se stesso in quello che credeva la corsa, il pallone, lo sci, la pesca, la montagna, lo studio. Con le sorelline era molto tenero, e forte quando le portava in groppa di corsa».

 

 

 

 

Massimiliano Cucchi, nato il 06/01/1974 a Ornavasso (NO), caduto il 31/12/1993 sul Monte Rosa. I familiari lo ricordano così: «Sognatore, idealista, cattolico praticante, era sempre disponibile presso amici e parenti in ogni occasione. Amava lo studio, la musica; suonava la tromba nella banda di S. Cecilia di Ornavasso. Hai lasciato un ricordo incolmabile, anche se così breve è stata la tua vita».

 

 

 

 

Ricordiamo i due fratelli Luigi ed Ernesto Frachey i maggiori dei quattro fratelli, tutti guide di Ayas; gli altri due sono Oliviero e Biagio, figli della guida alpina Giovanni Battista.

Luigi, Guida Alpina dal 1938, nato l’8 maggio 1915 a Champoluc (AO), morto il 24 gennaio 2004. Dicono la moglie Maria e la figlia Rosaria: «Fu un bravo soldato, una brava guida, un buon padre di famiglia».

“venuta la sera Gesù disse: passiamo all’altra riva”.

Visse per la montagna; le alte vette e i ghiacciai immacolati videro il suo passo sicuro di Guida e furono il suo amore e la sua passione. Ora ci ha lasciati per vette più eccelse, nella gioiosa certezza della vita eterna.

 

 

 

 

Ernesto, Guida Alpina dal 1936, nato il 12 settembre 1913 a Champoluc (AO), morto il 1 febbraio 1986.

“Gli amici che hai,
di cui cerchi l’amore,
con anelli di acciaio
agganciali al cuore”.

Così egli ci condusse sulle sue montagne.

 

Domenica 15 luglio 1990: il Papa dà la mano a Luigi Frachey (75 anni). Sullo sfondo 12.000 persone sul pianoro sopra il Santuario di Barmasc (m. 1900) dedicato a Notre Dame du Bon Secour.

 

Foto ricavata da filmino 14 mm. pubblicata dalla “Gazzetta del Popolo” di Torino il 15 settembre 1951

 

Approfittiamo di questa pagina per ricordare un’iniziativa, riportata dalla “Gazzetta del Popolo” del 15 settembre 1951, i cui protagonisti principali sono i due fratelli Ernesto e Luigi Frachey, guide di Champoluc e di Saint Jacques e i sacerdoti torinesi don Natale Cignatta (*1905 – † 1998) e don Piero Giacobbo (* 1915 – † 2002), assistenti spirituali degli operai FIAT, che  insieme ad un gruppo di giovani lavoratori salirono in vetta al Lyskamm Orientale (4527 m) per la cresta Perazzi e lì posero la piccola croce di ferro a conclusione dell’Anno Santo 1950; i due sacerdoti vi celebrarono la S. Messa per tutti i Caduti di questa montagna. Noi possediamo solo questa foto ricavata da un filmino da 14 mm. in cui si vede don Cignatta che celebra  assistito dalla guida Frachey e sulla neve sono piantate due picozze legate in croce, simbolo religioso e alpino davanti all’improvvisato altare

 

 

18 agosto 1967. Da sinistra don Pietro Zanolo (*11926 – † 2010), don Giuseppe Capra e Franco Canta (* 1939 – † 1987) sul Lyskamm Occidentale presso la croce di don Natale Cignatta

 

               Agosto 1993. Pellegrini presso la croce.

Presso questa piccola croce usano fermarsi le cordate che attraversano i Liskamm; riportiamo questa foto dell’agosto 1993 pregando i fotografati di inviarci i loro nomi ………

 

 

 

La prima Croce su una vetta del Monte Rosa (Zumstein m. 4561) è stata collocata da Giuseppe Zumstein, ispettore forestale, nell’agosto del 1820, un anno dopo la sua prima salita alla vetta che porta il suo nome; si tratta di una croce in ferro battuto, multipla, triplice quasi a ricordare che la Croce Salvifica di Cristo sul Calvario era collocata  tra altre due croci comuni e partecipi.