1998 – Fedeltà al primo Sabato di agosto

Sabato 1° agosto 1998 

 

Il ghiacciaio, molto ridotto, risulta di ghiaccio vivo e anche pericoloso…, tuttavia siamo arrivati a Capanna Gnifetti in 150: la giornata non è tanto favorevole a causa del vento e la minaccia di temporale; la direttrice del Rifugio, Maria Rita Negra e i “Capanat” ci hanno spalancato il cuore e le porte e abbiamo celebrato la S. Messa al piano superiore del Rifugio.

Il Vescovo, mons. Giuseppe Anfossi, accompagnato dai vicebrigadieri della Guardia di Finanza, Palmino Delizia e Maurizio Brentari, è arrivato per la visita pastorale alla più alta chiesetta della Valle e diocesi di Aosta di cui è “pastore”. Accanto a lui hanno concelebrato don Carlo Elgo parroco di Alagna, don Serafino Bunino, don Gianluca Villa, don Valerio Milani, don Giovanni Tagliero, don Giuseppe Capra.

Sono presenti: il dott. Roberto Clemente già consigliere del C.A.I. Centrale, il dott. Giancarlo Boccagni Coordinatore Provinciale Forestale di Vercelli con gli Ispettori Enrico Giacomuzzi, Ivano Sighel, l’assistente Claudio Casonato; del C.A.I. di Varallo, i fratelli Agostino e Aldo Negra ricostruttori di Capanna Gnifetti e Capanna Margherita; il presidente del C.A.I. di Gozzano, Luigi Anselmi; soci del C.A.I. di Valsessera di Trivero, di Novara Giovanni Borgini. Gian Pietro Viotti e il cav. Enrico Chiara rappresentano le Guide di Alagna.

Così parlò il Vescovo Giuseppe Anfossi: «La Madonna era grande camminatrice come tutti gli Ebrei che si sentivano radicati nella loro terra e tuttavia sempre nomadi, sempre pellegrini, specialmente verso la Città Santa da cui Maria, abitando a Nazaret, distava circa 150 km.; perciò su tratturi e sentieri pietrosi di colline e montagne comminò più di noi, camminò in fretta quando venne a rallegrarsi con Elisabetta per la sua maternità. Camminò trepidante quando venne a Betlemme a partorire il suo Figlio primogenito; camminò gioiosa quando lo presentò al Tempio; camminò angosciata quando fuggì profuga in Egitto e là divenne extracamunitaria; camminò lentissima sulla salita del Calvario, vacillante sotto il peso di tutti i peccati del mondo che suo figlio Gesù portava per espiarli; stette ferma sul Calvario su cui si abbattè il più terribile buio e bufera della storia e accettò da Gesù la chiamata a essere la nostra Madre; camminò gioiosa quando Maria di Magdala correva e gli Apostoli e i Discepoli correvano a gridare a tutti  che il sepolcro era vuoto e che Gesù si mostrava risorto. Così Maria con la sua storia sacra segue il cammino di fede come madre e modello, segue la nostra storia perché divenga sacra, eternamente valida».

La fiaccola accesa è il simbolo della vita e ideali inestinguibili del fratello defunto che viene offerto perché sia immortale, ecco perché viene letto in quel momento un breve profilo che sintetizzi, per quanto a noi consentito, il mistero indicibile di una persona.
La 1 fiaccola è di Ivo Santacaterina, 37 anni di Lainate; pronuciamo il profilo tracciato dalla moglie Enrica.
La 2 fiaccola è per Paolo Barni, 26 anni di Inveruno; la presentano i genitori Contardo e Piera, mentre il cugino sacerdote don Valerio Milani scandisce commosso: «ventisei anni vissuti intensamente. Ciò che colpiva in lui era la “gioia” che sapeva comunicare a tutti; per tutti c’era un saluto, un augurio, una speranza. Educatore ed animatore in Oratorio, Paolo aveva prestato il servizio civile presso la comunità di don Gino Rigoldi. Una vita aperta fino alla passione per la montagna; iscritto al CA.I. inverunese, erano le cime che lo affascinavano; le foto lo ritraggono ai piedi delle croci, presso le quali amava sostare. E li il Signore lo ha chiamato, mentre si portava da solo vesso il Corno Bianco. Lo sentiamo vicino, con la sua carica giovanile che ci invita a muovere verso le alte vette dove lui ci attende».
La 3 fiaccola è di Gian Claudio Morello, 40 anni di Roasio, gli amici del C.A.I. presentano la fiaccola e pronunciano le parole di sua moglie Barbara.
La 4 fiaccola è di Sabatino Tedesco, 55 anni di Griffa Verbania; gli amici di Don Franco Mora presentano la fiaccola.

 

 

 

La 5 fiaccola è di Jose Angster, 47 anni, guida alpina e maestro di sci di Gressoney. Il figlio Cristian con a fianco il cugino Franco presenta la fiaccola del papà mentre viene letto quanto scritto nell’ultimo saluto dai piccoli alunni dello Sci Club di Gressoney:  così lo salutano: «Jose, noi bambini di Gressoney per i quali tu sei stato maestro, guida, fratello, amico, / noi, a cui tu hai trasmesso con gioia lamore per lo sport e la montagna, noi, Jose, con dentro al cuore il ricordo della tua generosità e del tuo sorriso, ti abbracciamo. / Noi, bambini di Gressoney, bambini tuoi, Jose, / ti vogliamo bene, / per sempre».

 

La 6 fiaccola è di Roberto Vercellino, 27 anni di Mottalciata; la presentano i soci del C.A.I. di Biella. Ci è caro pensare che la sua mamma Vera Bianca in questa stessa ora è inginocchiata ad Oropa, di fronte alla Madonna Bruna e prega con noi.
La 7 fiaccola è di Rosita Ubertalli, 63 anni; il marito Gian Franco Morello, accompagnato dal giovane amico Alberto e da vari amici di Coggiola e Trivero, la offre nelle mani del Vescovo mentre è scandito il profilo: «Mi è caro affidare mia moglie Rosita alla Madonna dei Ghiacciai. Sono affezionato a quella Cappella, la vidi nascere e penso che non ci sia luogo migliore dove poterla ricordare ».

 

 

La 8 fiaccola è di Ezio Mentigazzi, nato il 27/04/1940, caduto il 10/09/1995 sul Sajunchè; fu Presidente del C.A.I. di Torino. Anna Maria Durio, con le figlie Cristina, Laura e Roberta, scrive: «La morte di Ezio, salito sul Sajunchè il 10/09/1995 e quivi deceduto, senza che il corpo fosse ritrovato subito, se non dopo due anni, ha segnato profondamente la vita mia e delle mie figlie. Ci hanno sorretto proprio “gli uomini della montagna “, gli amici di sempre del C.A.l di Torino e di tutta l’Italia, gli specialisti del Soccorso Alpino di Varallo e di altre sedi, con una umanità e una disponibilità encomiabili. Ci ha sorrette proprio la fede in Maria, Madre di Gesù, che calmava la nostra angoscia solo nell’invocarla: Ave Maria! Mi è caro pregare per Ezio là dove lui ha sempre trovato la solidarietà e l’amicizia della cordata, la purezza e l’ampiezza degli orizzonti, la soddisfazione della pura, gratuita conquista. »

 

La 9 fiaccola è offerta per il 30° anniversario della morte di Felice Giordano, 54 anni, Alagnese, Capo Guida e Capo Soccorso Alpino nato nel 1914, deceduto il 30 aprile 1968 in una operazione di soccorso.

 

 

 

 

La 10 fiaccola è di Remo Spataro, 59 anni, nato il 10/06/1939 a Trieste, caduto il 10/01/1998.
È stato travolto da una valanga presso il Colle della Bettaforca; era responsabile tecnico del “Monterosa Ski”.  Dice il profilo: « … È di grande cuore che ha fatto della passione per la montagna la sua professione. Competenza, simpatia e umanità, sono le doti che maggiormente gli amici ricordano di lui … Luisella, Franco, Marco.»

 

 

 

La 11 fiaccola è per Egbert Bublitz, 66 anni di Stoccarda, caduto presso il rifugio Città di Mantova il 28/08/1997. Non ci è facile prendere contatto con le famiglie di Caduti di altre nazioni; facciamo per lui e per tutti coloro che giacciono ancora sepolti nei ghiacciai O sulle montagne un minuto di silenzio.

Terminata la celebrazione il Vescovo ci congeda con un augurio di “Pace” da portare alle nostre famiglie e comunità. I cantori intonano: “Dio del cielo, Signore delle cime / un nostro amico ha chiesto la Montagna … Santa Maria Signora della neve, / copri col bianco soffice mantello / il nostro amico, il nostro fratello ;/ su nel Paradiso, su nel Paradiso / lascia lo andare per le sue Montagne”. E “una piccola preghiera”, dice l’autore Bepi De Marzi di Arzignano, composta 40 anni fa (1958) per un amico travolto da una slavina ed è diventata popolarissima e cantata in tante lingue del mondo. I parenti ed amici degli 11 Caduti commemorati ritirano la fiaccola nello zaino; qualcuno la riaccenderà sulla tomba o la conserverà come ricordo di questa commemorazione .